Nella XII edizione (2024) del Progetto l’Expert panel conta 104 componenti afferenti a 5 categorie di stakeholder, affiancati da due supervisor: Industria medicale, Istituzioni, Professioni sanitarie, Management aziendale e Utenti.
Il progetto “Le Performance Regionali”, promosso da C.R.E.A. Sanità, sin dal 2012 si è proposto di fornire un contributo alla definizione delle politiche sanitarie e sociali, con la finalità ultima di promuovere miglioramenti nelle opportunità di tutela socio-sanitaria (intesa in senso lato) offerte nei diversi luoghi di residenza regionale.
L’indice unico di Performance viene determinato sulla base della metodologia sviluppata da C.R.E.A. Sanità, descritta per esteso nel report; ricordiamo che la metodologia assegna un ruolo centrale al Panel, chiamato a:
- individuare le Dimensioni della Performance
- individuare un set di indicatori rappresentativo delle suddette dimensioni di Performance
- elicitare il “valore” attribuito alle determinazioni degli indicatori
- elicitare il “valore relativo” attribuito ai diversi indicatori
- elaborazione dell’indice sintetico di Performance, secondo le diverse prospettive e del relativo contributo delle diverse Dimensioni.
In aggiunta alla misurazione della Performance, quest’anno è stata analizzata la sua dinamica nel medio periodo (ultimo quinquennio).
Infine, nella edizione 2024 (XII) il Panel ha anche proceduto a selezionare un sottogruppo di indicatori specificatamente scelti per il futuro monitoraggio degli effetti dell’Autonomia differenziata in Sanità ovvero finalizzati a realizzare una prima sperimentazione utile a valutarne il “verso” degli effetti di eventuali modifiche istituzionali, identificando eventuali criticità nei diversi “livelli” di governance: nazionale, regionale e locale.
La valutazione 2024 delle Performance regionali, in tema di opportunità di tutela socio-sanitaria offerta ai propri cittadini, oscilla da un massimo del 60% (fatto 100% il risultato massimo raggiungibile) ad un minimo del 26%: il risultato migliore lo ottiene il Veneto ed il peggiore la Calabria.
Si conferma come, a parere del Panel, i livelli di Performance regionali risultino ancora significativamente distanti da un target ottimale.
Il divario fra la prima e l’ultima Regione è decisamente rilevante: un terzo delle Regioni non arriva ad un livello pari al 40% del massimo ottenibile.
Qualitativamente, nel ranking si identificano quattro gruppi di Regioni: quattro Regioni, (verde nella mappa) Veneto, Piemonte, P.A. di Bolzano e Toscana, raggiungono livelli complessivi di tutela significativamente migliori dalle altre, con un indice di Performance che supera il 50% di quella massima (rispettivamente 60%, 55%, 54% e 53%).
Nel secondo gruppo (verde chiaro), troviamo sette Regioni con livelli dell’indice di Performance abbastanza omogenei, compresi tra il 50% ed il 45%: Friuli Venezia Giulia, P.A. di Trento, Emilia Romagna, Liguria, Valle d’Aosta, Marche e Lombardia.
Nel terzo gruppo (arancione) si attestano Sardegna, Campania, Lazio, Umbria, Abruzzo e Puglia, con livelli di Performance compresi nel range 37-44%.
Infine, quattro Regioni (rosso), Sicilia, Molise, Basilicata e Calabria, si attestano su livelli di Performance inferiori al 35% del massimo raggiungibile.
Le Dimensioni Appropriatezza, Esiti e Sociale contribuiscano per oltre il 60% alla Performance: rispettivamente per il 26,6%, 23,9% e 16,2%; segue la Dimensione Innovazione (11,4%), mentre le Dimensioni Equità ed Economico-finanziaria, contribuiscono rispettivamente per il 11,2% ed il 10,7%.
A livello nazionale, a fronte di un livello complessivo di Performance (ottenuto mediando gli indici di Performance delle singole Regioni), pari al 43,8% del valore teorico ottimale, nell’ultimo quinquennio si è registrata un miglioramento del 46%; tale miglioramento ha interessato tutte le ripartizioni geografiche, in maggior misura le Regioni del Mezzogiorno (+75,9% in media), poi quelle del Nord-Est (+44,9%), quelle del Nord-Ovest (+40,9%) e del Centro (+37,4%).
Negli ultimi anni, quindi, sembra essersi registrato una significativa riduzione delle distanze in termini di opportunità di tutela della salute fra Meridione e Settentrione.
Infine, nella presente edizione è stata altresì sperimentata una estensione della metodologia di valutazione, finalizzata al monitoraggio delle dinamiche degli indicatori di Performance registrate in diversi gruppi di Regioni.
L’esercizio è stato condotto propedeuticamente all’implementazione di un monitoraggio degli effetti dell’Autonomia Differenziata in Sanità (AD) (quando dovesse essere riconosciuta ad alcune Regioni).
Non essendo ad oggi stata riconosciuta l’AD a nessuna Regione, al mero fine di sperimentare l’implementabilità della metodologia, sono stati calcolate e poi comparate, per il periodo 2017-2022, le dinamiche registrate in gruppi di Regioni: in particolare, si sono confrontate il gruppo delle Province/Regioni Autonome o a statuto speciale verso le altre, quelle in Piano di Rientro (sempre verso le altre) e quello delle Regioni che hanno richiesto l’AD nel 2017 (Emilia Romagna, Lombardia e Veneto), verso le altre.
I risultati sono stati aggregati in aree “cumulate” di miglioramento e peggioramento, ponderate con i pesi attribuiti agli indicatori dal Panel di esperti, e sono stati sintetizzati, per ogni gruppo di Regioni proposte per il confronto, in un indice numerico: l’“Indice Sintetico Ponderato” (ISP), misura del rapporto tra le aree di peggioramento e di miglioramento nel periodo considerato. Il valore “0” indica una complessiva compensazione fra i miglioramenti e i peggioramenti regionali, il valore “1” un miglioramento per tutte le Regioni del gruppo e “-1” un loro peggioramento. Nel primo confronto, per le Province/Regioni Autonome o a Statuto Speciale l’ISP è di 0,38 e 0,40 per le altre. Quindi, nel periodo 2017- 2022 la dinamica nelle Province/Regioni Autonome o a Statuto Speciale è stata (leggermente) peggiore che nel gruppo delle altre. Nel secondo confronto, le Regioni in Piano di rientro registrano un ISP pari a 0,44, verso lo 0,37 delle altre: le Regioni in Piano di Rientro sono andate meglio delle atre. Infine, nel terzo confronto, le Regioni che hanno chiesto l’autonomia differenziata registrano un ISP pari a 0,36 verso lo 0,40 delle altre.
Info
Anno
2024
A cura di
Daniela d’Angela, Barbara Polistena, Federico Spandonaro
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